UNA STAGIONE  ALL’INFERNO

S:Parigi-Kaballà

I sassi, la carne e noi;

i denti masticano vita

e il flauto inganna

la pace che si vergogna

di noi cannibali di anime.

Saliva che annaffia il senso

e sesso ruffiano

di natura che richiede

carne sacrificale.

Il male non arriva

da destra o dagli altri,

è rituale,

è nota tenuta a mente

dalle puttane indegne.

Sta tra la pelle e l’osso,

dentro di me nascosto,

nel danno e nel bisogno,

nella scadenza ingiusta

di ogni corpo.

Forse l’inferno è questo

è qui la pena dei dannati.

Di questo errato mondo

angeli siamo incatenati

nel disonore e pianto.

Stagione all’inferno e in me

sorelle avrò

vergini e ombre.

Sordi tamburi che

fuori di me

chiamano guerre.

Fiori, gioielli e sangue,

reliquie di Sante in Cattedrali,

dove risuona a ruota

il riso dell’idiota.

E dalle stelle al fondo,

dentro il più bel ricordo,

nel cuore del rimorso,

sta l’illusione (la speranza) ingiusta

di ogni sogno.